La notte delle prime volte

La notte delle prime volte

di Andrea Poma

  1. John Wall, cestista e capitano della franchigia NBA dei Washington Wizard, ha recentemente affermato che solo una magia potrebbe salvare il disastroso inizio stagione della sua squadra. Quella stessa magia salvifica che stanotte ha illuminato la tornata elettorale di midterm negli USA. Nella notte delle stelle, assecondando le perfette trame di una regia di Hollywood, il finale ha riservato una cascata di simboliche e storiche “prime volte”. L’ondata blu non è arrivata ma la marea ha comunque travolto le certezze del Grand Old Party e di Donald Trump: il Partito Democratico ha infatti conquistato la maggioranza assoluta della Camera dei Rappresentanti. Un trionfo che ridisegna gli equilibri politico-istituzionali degli Stati Uniti e che costringerà il Presidente a trovare costantemente un accordo e una mediazione forzata con il ramo basso di Capitol Hill. Una situazione inedita per l’inquilino della Casa Bianca che nei primi due anni di mandato aveva potuto contare su una solida maggioranza al Congresso, concretizzatasi nella “conquista” anche della Corte Suprema con la discussa elezione del giudice ultraconservatore Brett Kavanaugh.
  2. Tante le storie da “prima volta” che meriterebbero la copertina di queste autunnali Midterm Elections. Per la verità qualcuna sulla prima pagina, del Time, ci era già finita per davvero. Stiamo parlando della democratica Ilhad Omar, eletta in Minnesota con il 78,7% delle preferenze e prima rifugiata africana a sedersi sugli scranni del Congresso. Fuggita a 8 anni dalla guerra civile che devastava la Somalia, ha vissuto per molto tempo in un campo profughi in Kenya prima di raggiungere gli Stati Uniti nel 1997. Insieme alla neo-deputata Rashida Tlaib (eletta in Michigan) rappresentano le prime due deputate di fede musulmana elette alla Camera. First time anche per l’astro nascente del Partito Democratico, la giovane 29enne Alexandria Ocasio-Cortez, eletta nel distretto del Bronx di New York, che dopo aver sconfitto alle primarie democratiche Joseph Crowley con oltre il 57% dei voti, ha facilmente avuto la meglio sul 72enne repubblicano Anthony Pappas, sconfitto con il 78% dei voti. La Cortez, di origini portoricane, rappresenta la più giovane eletta nella storia americana al Congresso. E’ stato eletto invece in Colorado il primo governatore gay degli USA. Si tratta del democratico Jared Polis che ha avuto la meglio sul candidato repubblicano Walker Stapleton, con il 51,6% delle preferenze. Si chiamano Sharice Davids e Deb Haaland le prime donne native americane, ovvero discendenti dalle popolazioni indigene che abitavano il continente americano prima della colonizzazione europea, ad aggiudicarsi un seggio al Congresso. Candidate entrambe nel Partito Democratico hanno trionfato rispettivamente nel proprio distretto in Kansas e New Mexico. In ottica femminile si è trattata di una tornata elettorale estremamente positiva, dato che i “seggi rosa” a Capitol Hill saranno ben 113, un record di presenza assoluto.
  3. Le elezioni di metà mandato, storicamente ostili al potere esecutivo in carica, ci hanno consegnato numerose storie biografiche affascinanti, ma al contempo hanno tinteggiato degli Stati Uniti camaleontici e profondamente spaccati attorno alla divisiva figura del Presidente Trump. Trattasi di linee di frattura elettorale, economica e civile, che investono la multietnica società americana. Mai la geografia politica americana è apparsa così polarizzata: i democratici si sono confermati primo partito nei grandi centri urbani e lungo le direttrici marittime atlantica e pacifica, mentre i repubblicani hanno ampiamente trionfato nella “deep State” e nelle aree industriali del centro-america. Secondo il Washington Post il tema più caro all’elettorato americano in questa tornata elettorale è stato quello sanitario, seguito a ruota da quello migratorio ed economico. Segno che nonostante i picchi positivi dell’economia americana (+3,8% del PIL e disoccupazione scesa ai minimi termini), le disuguaglianze sociali si sono irrigidite e il clima generale che spira sul Paese è di generale preoccupazione, insicurezza e diffidenza. I democratici devono cogliere l’occasione propizia, evitando di appiattirsi sulla mera e scialba contestazione della retorica trumpiana e costruendo un progetto serio ed antitetico rispetto alle posizioni populiste, conservatrici e vetero-nazionalistiche cavalcate dall’esecutivo del Grand Old Party. S’intravvedono nel buio le prime crepe del mito dell’invincibilità eretto dal Presidente Donald Trump, ma la strada da intraprendere per il Democratic Party è ancora molto lunga, faticosa e irta di ostacoli.