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Il nuovo scontro (finto) di civiltà

“Il Partito Democratico difende e tutela la dignità di ogni essere umano in quanto tale: sempre dalla stessa parte ci troveremo e sempre dalla stessa parte resteremo” contro ogni steccato ideologico, contro ogni confine unilaterale, contro la paura dello straniero e contro una visione semplicistica, distorta e aggressiva nei confronti del fenomeno internazionale dell’immigrazione e dell’integrazione.

Spesso questi delicati temi, che taluni vogliono ricondurre a stretto giro a quello della sicurezza, sono stati sacrificati all’altare del centrodestra e del nazionalismo becero, che sovente hanno avuto gioco facile nel soffiare sul braciere dell’odio, dell’intolleranza e del razzismo serpeggiante in molti strati delle società occidentali.

Strumentalizzazioni quotidiane che ricalcano, per filo e per segno, le narrazioni mitologiche antiche: i difensori della tradizione europea, perché fa comodo, talvolta, appellarsi ai principi universali e culturali che caratterizzano la società internazionale occidentale, mentre nella prassi quotidiana si coltiva un marcato isolazionismo jacksoniano condito da elementi patriottici e conservatori; oppure i famelici guardiani delle frontiere nazionali, che noncuranti delle organizzazioni mondiali e delle convenzioni internazionali, come quella firmata a Ginevra il 28 luglio 1951 in materia di statuto dei migranti, che sono sempre pronti ad “affondare” barconi o a rispedirli sull’altra riva del Mediterraneo (sempre che arrivino con la buona intercessione della Divina Provvidenza), senza badare minimamente alle ripercussioni di questi illeciti sulla scena politica mondiale e alle conseguenti sanzioni internazionali.

Un’omogenea armada invincible pronta a sfidare i soliti “moralisti” difensori dei diritti umani, i “perbenisti” con le loro politiche di aperture al Terzo Mondo, i “buonisti” ad oltranza oppure gli stolti idealisti della sinistra, che ancora sognano un mondo di giustizia sociale sostanziale ed effettiva.

Insomma un’epopea contemporanea che narra uno scontro di civiltà inesorabile: NOI contro LORO.

Traslato in termini meramente matematici, per alcune persone, la società internazionale sarebbe ben rappresentata dal codice binario: o sei 0, e non vali assolutamente nulla, o sei 1, l’intero perfetto, nella pratica una parabola coerente dell’eterna antitesi tutto/niente.

Ma siamo davvero sicuri che tra 0 e 1 non vi siano un’infinità di combinazioni e numeri meticci? Siamo davvero sicuri che il mondo sia sempre e comunque un gioco di luci ed ombre statiche e in permanente conflitto?

No!

Un errore del centrosinistra? Essere stato poco chiaro e coraggioso nel prendere scelte, nel predisporre politiche che regolassero e governassero i flussi migratori in maniera totale e globale, nel far emergere l’evidente assurdità del binomio noi/loro, che configurerebbe le nostre realtà sociali come monoliti intangibili, compartimenti stagni, senza alcuna via di comunicazione tra questi mondi diversi, ma non opposti e ostili.

E per la cronaca, l’esistenza intrinseca di un “buonismo perenne” di sinistra, sempre pronto a tutelare lo straniero a discapito dell’autoctono cittadino italiano, è frutto di una banale fantasia ingannevole; se una persona sbaglia è giusto che vanga punita in maniera equa, da una giustizia che si richiami però al principio dell’uguaglianza in senso sostanziale, il quale comporta che situazioni uguali vengano trattate nel medesimo modo ma anche che situazioni diverse vengano trattate in modo differente, dando a tutti le stesse opportunità e rimuovendo i fattori di disparità sociale, culturale ed economica, esistenti tra gli appartenenti alla collettività globale.

Sono stanco di vedere la destra sventolare la bandiera della sicurezza come caposaldo delle proprie campagne elettorali e della propria dottrina politica. In un mondo interdipendente, tendenzialmente multipolare e globalizzato, la logica del noi/loro non porta ad alcun risultato: solo l’integrazione e il rispetto reciproco tra le culture possono rappresentare i cardini su cui fondare il prossimo modello idealtipico di società multietnica e pacifica.

Andrea Poma